Il ponte coperto di Pavia ha un fascino e un romanticismo molto particolari e che vagamente ricorda il più famoso e celebre ponte vecchio di Firenze. Si pensi che il ponte attira non pochi curiosi e turisti che si recano a Pavia per trascorrere un soggiorno tra relax e buona cucina. Il ponte coperto altro non è che il fondamentale collegamento tra le due sponde del fiume Ticino, permettendo ai cittadini di raggiungere il pittoresco borgo che prende il nome dal fiume e, viceversa, ai paesani, di raggiungere la città.
Il ponte che oggi si può ammirare in tutta la sua bellezza è stato ricostruito sui ruderi di un precedente ponte, che a sua volta è stato costruito sulle fondamenta di un ponte ancora più antico andato distrutto. Il ponte vecchio di Pavia è un concentrato di fascino e mistero, perché attorno ad esso si sviluppa un’interessante narrativa fatta di leggende e aneddoti tutti da conoscere. La presente guida si propone di guidare il lettore in questa entusiasmante scoperta.
Storia
Il ponte coperto di Pavia, simbolo della città, affonda le sue origini in un periodo veramente remoto: la sua prima costruzione, infatti, risalirebbe al periodo romano. Le fonti storiche più accreditate parlano proprio di una città di nome Ticinum, nonché l’odierna Pavia, che già all’epoca si era assicurata un collegamento alla sponda opposta del fiume.
Ebbene suddetto collegamento doveva essere il primo ponte di Pavia: si dice che avesse un aspetto imponente e decoroso, grazie a ben dieci arcate che ne caratterizzavano la struttura. Del ponte non si seppe più nulla, le fonti non documentano un motivo preciso che ha dato luogo alla sua decadenza e distruzione. Nei periodi di magra del fiume, ad ogni modo, è possibile scorgere delle testimonianze interessanti che provano l’esistenza di questo leggendario ponte.
Quando il livello del fiume si abbassa, stando alle testimonianze di alcuni cittadini, si è in grado di scorgere parte di un pilone centrale: la presenza di questa parte superstite dell’antica struttura testimonia che in passato Pavia era già dotata di un ponte. Fino a qualche anno fa – si dice – un altro pilone era possibile scorgere vicino alla sponda sinistra del fiume, oggi non è più visibile in seguito a dei lavori che hanno interessato il letto del corso fluviale. Stando alle fonti più autorevoli, il ponte del periodo romano risalirebbe al periodo del re Augusto.
La storia di Pavia insegna che la città lombarda ha sempre stretto un profondo legame con i suoi ponti, dando modo ai curiosi di innamorarsi di questa città per il suo ricco bagaglio di curiosità interessanti. Stando a quanto riportato dalle fonti più autorevoli, sui ruderi del vecchio ponte romano sarebbe stato costruito un altro imponente ponte che fungeva da collegamento fra le due sponde del Ticino: si attesta la costruzione del ponte fra il 1351 e il 1353, anno in cui la struttura fu inaugurata.
Con l’andare degli anni il ponte fu sottoposto ad aggiunte che ne arricchirono la struttura, rendendolo più funzionale al passaggio e fortificato nei confronti dei tentativi di attacco. Qualche secolo dopo la costruzione, infatti, due torri furono implementate al ponte e poi ancora un portale di ingresso sulla sponda del borgo Ticino diede alla struttura una solennità maggiore. La presenza del ponte trecentesco viene attestata da un quadro tutt’oggi conservato nella splendida chiesa di San Teodoro a Pavia.
Si noti che il ponte raffigurato nel quadro ha sei archi, mentre la struttura realmente esistita doveva averne sette, una minima differenza che ha destato interrogativi e dubbi, alimentando le leggende sul ponte. Intorno al 1600 la struttura del ponte fu arricchita della presenza di una cappella religiosa, dedicata a San Giovanni Nepomuceno, protagonista di una leggenda molto affascinante di cui si parlerà meglio in seguito. Sfortunatamente il suggestivo ponte trecentesco fu bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale: un referendum alla fine degli anni Quaranta aveva autorizzato l’abbattimento del ponte per evitare che la struttura in decadenza potesse causare delle esondazioni.
Leggenda
Il ponte nell’immaginario collettivo rappresenta di solito una presenza suggestiva, carica di aneddoti e di leggende che vale la pena scoprire e vivere con emozione. Anche il ponte coperto di Pavia gode di una storia molto affascinante legata per lo più alla cultura popolare: si tratta di un aneddoto che si è tramandato di generazione in generazione, con tutto il suo carico di magia e superstizione. Si dice che nella notte di Natale del 999, quando il ponte ancora non esisteva, i cittadini di borgo Ticino volevano raggiungere Pavia per assistere alla messa della Natività.
Purtroppo il servizio di trasporto via fiume, assicurato da un traghettatore preposto all’attraversamento fra le due sponde, per qualche motivo era interrotto, probabilmente a causa di una nebbia troppo fitta. All’improvviso comparve un uomo incappucciato vestito di rosso e dall’aspetto inquietante, che si propose di aiutare i fedeli facendo comparire un ponte, che avrebbe reso possibile l’attraversamento del fiume. La proposta sembrava inizialmente molto convincente, fin quando l’uomo non precisò che in cambio del passaggio avrebbe voluto l’anima del primo cittadino disposto ad attraversare il ponte. Si trattava di un sacrificio che avrebbe messo a repentaglio la vita di uno o più cittadini, desiderosi di raggiungere Pavia.
In difesa del folto gruppo di persone intervenì l’arcangelo Michele, che accettò la proposta del misterioso uomo tutto di rosso ma in una maniera diversa rispetto alle condizioni di partenza. L’arcangelo, infatti, invitò un capretto ad attraversare il ponte, risparmiando la vita delle persone presenti in quel momento. L’uomo in rosso si accorse dell’inganno e, per vendicarsi, scatenò un violento nubifragio: per fortuna non ci furono danni e feriti e il ponte, misteriosamente, rimase integro. Si dice che l’invocazione di San Giovanni Nepomuceno sarebbe servita per evitare il peggio, motivo per cui successivamente sarebbe stata costruita una cappella dedicata al santo, al quale viene riconosciuto il prodigio di scongiurare disastri ambientali e alluvioni.
Il nuovo ponte coperto di Pavia
Dopo l’abbattimento del ponte trecentesco, pesantemente compromesso dai bombardamenti della grande guerra, la comunità di Pavia non ha voluto rinunciare a un ponte che potesse garantire la viabilità e anche un certo prestigio cittadino. Tra la fine degli anni quaranta e gli inizi dei Cinquanta, fu realizzato un nuovo ponte coperto, lo stesso che si può percorrere e ammirare oggi. L’odierna struttura è posizionata più a valle rispetto ai ponti precedenti e risulta essere più corta, le sue arcate sono più ampie e di minor numero: il ponte del Novecento ha solo cinque archi e si snoda per 200 metri.
Tra le curiosità legate al ponte del Novecento vi è una targa in tributo al fisico Albert Einstein: il celebre scienziato visse negli anni Quaranta tra Milano e Pavia e, in una lettera a una sua amica, confermò la sua profonda ammirazione per il ponte coperto di Pavia. Quelle stesse parole ‘ quel bel ponte di Pavia’ oggi sono impresse sul ponte, destando la curiosità e l’interesse di cittadini e visitatori. Il ponte inaugurato negli anni Cinquanta riprende le fattezze della struttura trecentesca, infatti al centro si colloca la cappella religiosa dove è custodita la statua di San Giovanni Nepomuceno, la stessa che è stata risparmiata dai bombardamenti.
Il ponte coperto, per il suo fascino incantato e per l’ambiente di grande valore paesaggistico che ne fa da sfondo, si fregia del titolo ‘uno dei ponti più belli d’Italia’, un riconoscimento di cui tutta la cittadinanza va particolarmente fiera. Oltre ad essere un pittoresco angolo di Lombardia, il ponte di Pavia è anche luogo di suggestive manifestazioni a tema storico: fra le più rinomate non si può non citare il Palio del Ticino, una gara coinvolgente e densa di atmosfera medievale da non perdere.