Da castello militare e residenza di corte a Museo, il castello Visconteo è un gioiello che non possiamo non visitare se ci troviamo nella splendida città di Pavia. Posizionato nel centro della località lombarda, le sue installazioni accolgono una mostra permanente di opere pittoriche e mostre temporanee, manifestazioni culturali.
Francesco Petrarca definì questo castello come “la più nobile tra quante sono le opere moderne”. Mentre Stefano Breventano, nel 1570, descrisse in un passo molto citato come Galeazzo voleva dotare a questa nuova costruzione di un carattere piuttosto eclettico: “…, dicendo che voleva avere un palagio per sua abitazione, un giardino per suo diporto e una cappella per sua devozione”. Insomma da tempo il Castello affascina chiunque ne studi la storia.
La struttura del Castello
Ci troviamo nel XIV secolo, quando Galeazzo II Visconti ne commissiona la costruzione all’architetto Bernardo da Venezia. In soli 5 anni, dal 1359, il Castello fu completato.
L’idea era costruire un edificio che servisse da residenza, e creare un canale che unisse questo complesso alla città di Milano. Da questo punto doveva partire un canale navigabile, quello che oggi conosciamo come il Naviglio. Infatti il fossato, oggi visibile sebbene vuoto, ospitava proprio le acque del canale milanese.
All’ esterno troviamo poi tre ingressi fortificati, che originariamente contavano con un doppio ponte elevatori. La corte interna si compone da un porticato di grande arcata anche in sesto acuto, costruito in marmo bianco. La cappella di palazzo si trova al pianterreno, e contiene una Pietà realizzata da Michelino da Besozzo.
L’edificio doveva essere a forma di quadrilatero di 142 metri di lato, con quattro torri agli angoli e una corte interna. Purtroppo, due delle quattro torri non esistono più, abbattute durante la Battaglia di Pavia nel 1527. Questo episodio segnò pesantemente la storia della città lombarda, quando era contesa l’egemonia del ducato e due eserciti lottano per la conquista della città. Quest’area del castello possedeva dei bellissimi finestroni che si affacciavano sulla tenuta di caccia, e anche dei bellissimi affreschi (secondo le testimonianze dall’epoca) realizzati dal Pisanello.
Il parco
Un altro elemento che apparteneva a questo palazzo e che purtroppo è stato perso è il parco che circondava l’edificio. Contava con una vasta estensione e serviva per collegare il castello alla certosa proprietà della famiglia Visconti, che veniva usata anche come mausoleo. Il parco era recintato e prese l’antica strada romana per Milano, che ormai non si utilizzava più, nonché un tratto della roggia Vernavola, che serviva anche come zona da caccia per il duca.
Così grande era questo parco che si decise di costruire pure un piccolo padiglione, il Mirabello, che era usato come residenza del capitano del parco. Di questo padiglione ancora si conserva una parte. In una superficie così ampia era anche notevole la presenza di fauna: vi erano, secondo le stime, quasi 5000 capretti. Le attività agricole che la zona ospitava in precedenza non furono spostate, e i contadini nemmeno dovettero abbandonare le loro case.
I musei civici
La famiglia Visconti, e poi gli Sforza, usarono il castello per accogliere una delle più antiche e ricche raccolte di libri che esisteva all’epoca. Il castello venne usato come biblioteca per la famiglia Visconti, fino al 1951. In quell’anno, il Comune di Pavia decise di acquistare l’edificio e di avviare diversi lavori con lo scopo di eseguire un restauro della struttura e degli interni. Il Comune, inoltre, propone il castello come sede dei Musei Civici della città
Il pianterreno accoglie la sezione di archeologia, con reperti del territorio della provincia di Pavia nell’epoca romana e bizantina, ma anche la collezione egizia donata dal Marchese Luigi Malaspina, fondatore del Museo. Il Marchese fu un grande contributore della collezione originaria del museo, grazie alla sua grande cultura e patrimonio artistico.
C’è poi tutta l’area dedicata all’epoca medievale, quando Pavia era capitale del Regno. Tra i capolavori da cita “La Madonna con bambino” di Giovanni Bellini; “La Sacra Famiglia” del Correggio; “Ritratto d’uomo” di Antonello da Messina; , “La palla bottigella” di Vincenzo Foppa. Infine c’è la quadreria del Ottocento, completata col lascito della Collezione Moroni. Possiamo trovare capolavori di pittori così apprezzati come Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis e Giovanni Segantini.
Formano parte dei Musei Civici anche la Fototeca, la Biblioteca d’arte e la sezione di scultura moderna. Questa comprende opere che sono state realizzate principalmente da artisti locali, ed elaborate in gesso, terracotta e bronzo.
Per concludere, bisogna anche menzionare sia il Museo Rovecchi, e il Museo Pavese del Risorgimento Italiano, che completano le sale da visitare di questo Museo. L’ultimo realizzato grazie al contributo degli stessi cittadini della città di Pavia. Il primo accoglie fotografie, manoscritti, abiti provenienti dalla Somalia e dall’Eritrea. Il secondo è formato soprattutto da fotografie, documenti e lettere che furono donate dai cittadini e danno testimonianza del periodo storico del Risorgimento.
Foto di CC BY-SA 4.0, Collegamento.